Donata al territorio dalla figlia e dalla famiglia l'opera marmorea del grande scultore anagnino
La mano della Madonna sfiora delicatamente, per l’ultima volta, quella del Figlio morente. San Giovanni assiste attonito al mistero della morte di Gesù in croce. Gesti semplici ma carichi di una profonda umanità e di una grande fede in Cristo, nella Chiesa con i suoi due pilastri, San Pietro e San Paolo, posti non a caso ai piedi della croce, sovrastata dalla figura del Padre che regge e governa il mondo. Simboli e gesti da cui traspare la spiritualità genuina dell’uomo e la sensibilità dell’artista: Tommaso Gismondi, scultore anagnino, autore del “Crocifisso carolingio” che la figlia Donatella e la famiglia hanno voluto donare alla Provincia di Frosinone. Un’opera che assume diversi significati legati non solo alle radici cristiane della nostra cultura ma anche ai valori di unità dell’Europa, a cui già Carlo Magno si ispirò nel suo progetto di un impero unito, sotto l’egida della Chiesa: il Sacro Romano Impero. Concetti richiamati dalla figlia dell’artista, la quale ha specificato che l’opera collocata nel Palazzo della Provincia, è la versione marmorea del Cristo carolingio che si trova nella Cappella d’Europa nelle Grotte Vaticane a San Pietro, cappella voluta fortemente da papa Giovanni Paolo II. La scultura di Gismondi, posta nell’atrio del Palazzo di Piazza Gramsci, è stata oggetto di un accurato lavoro di restauro che le ha restituito il suo eccezionale valore artistico, apprezzato dalle diverse autorità e dai cittadini presenti alla cerimonia di inaugurazione; un nuovo tassello del percorso di recupero della tradizione artistica del frusinate e del ricordo degli artisti, che tanto hanno dato al territorio provinciale.