Garantita la tutela dei lavoratori per i quali si aprirà la procedura di cassa integrazione per fallimento per 12 mesi
La tutela dei creditori della VDC Technologies di Anagni, in primis dei 1.300 lavoratori, sarà massima. Questa la rassicurazione giunta dal Presidente e dal magistrato del Tribunale di Frosinone, che il 22 giugno hanno incontrato la delegazione sindacale ed il legale della VDC per comunicare, nell’attesa giornata dell’udienza decisiva del concordato preventivo, l’avvenuta presentazione dell’istanza di fallimento dell’azienda di Anagni da parte di uno dei creditori della società indiana, di cui non è stato reso noto il nome. Un’altra dura battuta d’arresto, dunque, per l’annosa vertenza sempre più prossima al fallimento. La soluzione forse meno traumatica della vicenda, considerata la situazione attuale dell’azienda, gravata da un deficit di circa cento milioni di euro. A spiegarlo al gruppo di lavoratori, riunito presso il Tribunale di Frosinone, i segretari provinciali della Uilcem Uil, Alessandro Piscitelli, e della Ugl, Enzo Valente, subito dopo l’incontro, in fase di preconsiglio, con il presidente del Tribunale, il giudice fallimentare ed il dott. Caiafa, commissario giudiziale incaricato di seguire la procedura del concordato preventivo. Si dovranno, tuttavia, attendere i prossimi giorni per conoscere gli sviluppi dell’istanza presentata. Il Consiglio del Tribunale dovrà, infatti, nuovamente riunirsi per valutare se esistono i presupposti per il fallimento dell’azienda e, successivamente, dovrà nominare il curatore fallimentare. Contestualmente si lavorerà per avviare la procedura di cassa integrazione per fallimento, che garantirà i lavoratori fino al prossimo giugno. Tempo questo fondamentale per ridiscutere il futuro della VDC, soprattutto con l’azione politica del Governo e delle istituzioni, che, uscita definitivamente di scena la proprietà indiana dalla gestione del sito, non dovranno avere più remore, ma l’obbligo, anche morale, di entrare finalmente in gioco per trovare valide soluzioni per l’azienda, i suoi dipendenti e per l’intero territorio, come auspicano sindacati e lavoratori, preparati sì all’ipotesi del fallimento, ma non per questo disposti a vedere morire il sito industriale di Anagni e, con esso, il loro futuro lavorativo.